sabato 31 marzo 2018

Chi ha votato per la flat tax?

I temi economici sono da sempre al centro della campagna elettorale, ma forse mai come in queste elezioni i partiti si sono rincorsi su questo terreno con proposte sempre più impegnative.


D’altra parte se il dibattito politico è sempre meno ideologico, i partiti sembrano molto attenti a ritagliare le promesse sulle convenienze del proprio elettorato, e questo meccanismo sembra oggi aver funzionato.


Già nell’analisi dell’exploit del M5S nel mezzogiorno avevamo evidenziato come ci sia una correlazione positiva tra disagio economico e incremento dei voti ai pentastellati, che hanno insistito molto sulla proposta di inserire un reddito di cittadinanza.


Qui analizziamo il voto per Lega e M5S rispetto all’altra proposta forte delle ultime politiche, ovvero l’introduzione di una flat tax sui redditi delle persone fisiche. Una proposta che avvantaggia maggiormente i cittadini con redditi più alti ma che, se impegnasse molte risorse, potrebbe riguardare anche livelli di reddito non particolarmente elevati.


Il nostro grafico riporta la media delle percentuali di voto ottenute da Lega e M5S nei comuni raggruppati per classi di guadagno medio derivante da una flat tax (in termini di riduzione di aliquota media dell’Irpef).









Una prima lettura dei dati suggerisce in modo estremamente chiaro che in effetti la Lega si afferma dove la flat tax porta i maggiori benefici, mentre in modo altrettanto netto si osserva il contrario per il M5S, la cui proposta economica principale (il reddito di cittadinanza) va in senso opposto.




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Il principale effetto è ovviamente la polarizzazione Nord – Sud, ma è molto interessante analizzare anche cosa accade all’interno delle singole ripartizioni geografiche.
 







Interessante vedere che tra i comuni del Nord, la relazione tra guadagni da flat tax e successo della Lega si inverte (nei comuni del nord con i guadagni maggiori la Lega è meno forte). Un dato apparentemente controintuitivo ma che può essere spiegato: a) dal diverso radicamento sul territorio del partito per ragioni storiche; b) dall’effetto del combinato disposto della proposta politica della Lega - flat tax + devoluzione – in cui i redditi più elevati avrebbero benefici di imposta maggiori ma sarebbero anche quelli che, via prelievo locale, sosterrebbero la parte più rilevante della spesa per beni e servizi pubblici locali. Diversa la storia al Centro-Sud. Qui la relazione tra benefici da flat tax e consenso per la Lega torna ad essere positiva, a significare che proprio l’aspettativa di una riduzione delle imposte sia stato un driver significativo del consenso della Lega in luoghi dove per definizione la “questione settentrionale” non rileva. D’altra parte in tutte le ripartizioni territoriali il consenso M5S si muove in relazione inversa rispetto al valore dei risparmi d’imposta da flat tax, punto che suggerisce la dimensione delle difficoltà che dovranno affrontare i due vincitori delle elezioni per trovare una sintesi politica e sviluppare una proposta di governo comune.



La simulazione del guadagno ottenibile da una flat tax è stata elaborata a partire dalle distribuzioni dei contribuenti per classi di reddito complessivo per singolo comune, dati messi a disposizione dal Ministero dell’Economia. Per semplicità non sono state modificate le detrazioni da lavoro, famiglia e oneri, mentre l’aliquota unica è stata fissata al 20 per cento.

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